venerdì, maggio 21, 2021

La mia amata Collalbo

Sopra Kematen

 
Panorama dalla finestra

Salotto con divano letto 200x140
 e balcone

Camera da letto, letto 200x140
Bagno

Parcheggio privato

Colazione sul balcone la mattina

Cucinino

Tutto quello che serve!


Divano letto 200x140



Prodotti tipici

In inverno

Fiori di campo

Bad Seiss

Laghetto di Kematen
Cavalli sui sentieri

Lo Sciliar dall'altopiano di Siusi







domenica, febbraio 21, 2021

Mindfulness e Metodo Feldenkrais

Questo anno di studio e pratica su l’MBSR e la meditazione sul Dharma, mi ha permesso di rivalutare
le mie esperienze con il Metodo Feldenkrais, che non è in sé una meditazione ma può diventarlo in quanto il linguaggio e il tocco dell’insegnante possono indurre uno stato di coscienza meditativo e di presenza interiore radicato nel corpo in movimento. La sua base etica non è la compassione della Mindfulness ma si basa sulla dignità individuale e relazionale in quanto in ogni individuo vede le potenzialità di miglioramento della consapevolezza e dell’espressione.
Già nella sua epoca Feldenkrais vedeva il lavoro sempre più guidato nei risultati e nei metodi, le arti marziali diventare più sportive e competitive e lo yoga ridursi a una disciplina del benessere legato alle posture e slegato dai suoi aspetti evolutivi e spirituali. Anche la fonte principale dell'esplorazione autodiretta, il gioco dei bambini, è stata trasformata dal commercio e dalla regolamentazione degli adulti.
Il metodo Feldenkrais usa il movimento per stimolare nel sistema nervoso centrale gli schemi motori innati e creare un reset per accedere a schemi più naturali ed efficienti. Analizzando lo svolgersi del movimento, dalla formazione delle intenzioni fino alla loro realizzazione non si migliora solo il movimento ma in generale il processo di autodirezione.
Questo processo di autodirezione sviluppa la consapevolezza dell’immagine, delle sensazioni e dei movimenti del corpo, e punta al recupero funzionale delle potenzialità individuali. Questa consapevolezza sviluppata e affinata nel tempo diventa una presenza corpo-mente sempre accessibile e sempre “in progress”, molto simile, nella mia esperienza, alla presenza del qui e ora della Mindfulness. Bisogna specificare che non è solo questione di essere presenti nel corpo, ma proprio nel movimento, preciso e deliberato, osservato senza giudizio.
Questo tipo di consapevolezza può aiutare un musicista o un atleta a migliorare la sua performance ma più semplicemente può aiutare un anziano a conservare il più a lungo possibile la mobilità, o un bambino a migliorare la capacità di pronuncia o di lettura. Porta miglioramenti sia nei movimenti funzionali più ampi, come il camminare e correre, che nei movimenti fini delle mani o degli occhi.
Come negli esercizi di Mindfulness affiniamo con la pratica la nostra attenzione sui diversi stati mentali, così nel Feldenkrais si affina la consapevolezza di stati corporei come la percezione dello spazio interno/esterno o la localizzazione dei diversi stati mentali nel corpo. In particolare si può migliorare la percezione dei movimenti minimi con particolare attenzione alla:
- scomposizione del movimento;
- ampiezza del movimento;
- direzione del movimento;
- tempo del movimento.
Chiamarli stati corporei, anziché che mentali, ci porta in realtà in un circolo vizioso sul problema mente/corpo. Ciò che invece è chiaro nell’esperienza del Feldenkrais è che si sperimenta uno spostamento di “peso” dalla testa al resto del corpo che diventa sempre più abitato, consapevole, duttile e presente. È una sensazione comune anche alla pratica di molte arti marziali più meditative, come Tai Chi e Qi Gong.
Sottolineiamo come anche nel Feldenkrais è possibile aumentare la consapevolezza sia per gradi, attraverso un aumento progressivo e prevedibile di specifici insegnamenti, sia per insight, con un salto di coscienza immediato, completo e non pianificabile che porta alla conoscenza contenuti che non sapevamo di non sapere.
L’ultimo aspetto che vorrei sottolineare del Metodo Feldenkrais è l’accento sull’assenza di sforzo. Cioè ogni movimento deve essere sperimentato il più possibile in modo ludico, curioso, evitando sforzi e soprattutto dolori, cosa che si pone in contrasto con molti altri metodi che vedono nello sforzo e nel dolore una conferma dell’efficacia dei risultati.

sabato, febbraio 20, 2021

Mindifulness e Psicosintesi

La psicologia transpersonale, di cui la Psicosintesi fa parte, si caratterizza per lo studio e la comprensione dell'esperienza interiore di ordine trascendente, che nel corso dei secoli ha ricevuto dalle diverse tradizioni numerose denominazioni: estasi mistica, coscienza cosmica, nirvana, satori, samadhi, regno dei cieli, nagual... La psicologia transpersonale integra l'esperienza della psicologia occidentale, soprattutto del filone gestaltico, esistenziale, umanista, con le tradizioni mistiche orientali basate sulla meditazione come lo yoga, lo zen, il sufismo, e con quelle sciamaniche basate sull'estasi e il contatto diretto con le forze della natura.

La Psicosintesi, fondata da  Roberto Assagioli (1888-1974), ritiene che le esperienze interiori di ordine mistico ed estatico cosi come l'anelito alla trascendenza dell'Io costituiscano un aspetto significativo dell'esperienza umana. Secondo Assagioli l'individuo è una inscindibile unità di componenti biologiche, psicologiche e spirituali, capace di sviluppare un orientamento cosciente e volitivo, per conoscere, possedere e trasformare il proprio mondo, sia inconscio che consapevole. L'essere umano è teso alla propria realizzazione lungo un percorso esistenziale e spirituale che non ha sostanzialmente mai fine. Assagioli sin dagli anni ‘30 era venuto in contatto con il buddismo indiano e tibetano e con diversi tipi di meditazione e tecniche yoga che praticava quotidianamente e quindi per me non è stato difficile ritrovare nella Mindfulness gli insegnamenti della Psicosintesi. 

Sia la meditazione che la Psicosintesi sono rivolte a una comprensione più ampia del mondo, spesso stimolata dall’incontro con la sofferenza e con il dare “senso della vita”. Il protocollo Mindfulness Based Stress Reduction, MBSR di cui sono diventata Insegnante, è stato sviluppato per offrire in forma accessibile uno stato mentale meditativo con l’obiettivo specifico di ridurre lo stress, ma nella pratica mantiene un aspetto di tensione verso l’alto, verso la parte migliore di noi, degli altri e di ciò che ci circonda. Per Assagioli la meditazione aumenta il nostro coraggio, il nostro agire con il cuore, e rafforza la nostra comprensione amorevole portandoci a riconoscere che ciò che siamo e a cui apparteniamo, il cosmo, è come dice il suo nome, ordine e armonia.

Nella Psicosintesi la pratica della meditazione viene sostenuta da un centro di volontà e consapevolezza che si rafforza e diventa sempre più accessibile con l’esperienza. Questo Io, sempre più chiaro e lucido, osserva ed è testimone dei contenuti mentali in tutti le loro forme. Grazie a questo centro sempre più sviluppato e individuato diventa possibile la “dis-identificazione” cioè la separazione tra l’io e gli stati mentali che vengono riconosciuti come attributi dell’io, da sviluppare, analizzare e sintetizzare a seconda delle circostanze della vita. L’Io diventa quindi un centro di pura consapevolezza. Un essere umano consapevole è un essere libero, che non è guidato da contenuti mentali impermanenti ma da una volontà che può deliberare e scegliere come vivere la propria autenticità all’interno di una realtà completamente compresa e accettata. Per me la Mindfulness e la Psicosintesi hanno in comune: 

  • La centralità della presenza cosciente nella propria vita, vista da Assagioli come volontà e quindi come piena responsabilità individuale.
  • La presenza cosciente come identità più autentica dell’individuo, vista come un percorso e non un punto di arrivo.
  • La proposta di un percorso pratico che possa arrivare al maggior numero di persone, attraverso tecniche diverse e adattate ai partecipanti.
  • La realtà, normalità e preziosità delle esperienze “alte” nella vita umana, anche le più estreme.
  • L’imperativo etico della bontà, amore, compassione, per sé stessi, per l’umanità e per il cosmo.

Nella foto il motto della Psicosintesi "The only way out is the way up"

mercoledì, febbraio 10, 2021

Mindfulness e arte

La trinità è un mistero, anche per i cristiani, e rimarrà sempre tale, ma a volte ci vengono dati degli sprazzi di visione e Andrej Rublëv consente per un breve attimo di guardare dietro il velo. Il capolavoro di Rublëv è tra le "immagini" più antiche del mistero trinitario e il Concilio dei Cento Capitoli di Mosca del 1551 dichiarò canonica la sua Trinità e stabilì che gli iconografi dovevano prendere esempio da quell'opera. La tradizione ci racconta che alla fine del XIV secolo in Russia si assiste al massacro delle popolazioni inermi e impotenti di fronte alla ferocia degli invasori Tartari che devastano la regione distruggendo case e chiese, decapitando corpi e bruciando raccolti. Soltanto il monaco Sergio, diventato poi santo, dona speranza alla popolazione e riesce a far splendere una piccola luce inviando un’ispirazione mistica a Rublëv che scavando sotto le macerie e il fango, dove tutto grida l’assenza di Dio, scopre un dipinto raffigurante il volto del Crocifisso. Il monaco comprende che se il Figlio di Dio è lì, in mezzo al fango, nessun uomo è privo dell’amore di Dio, che è presente nella notte della morte. A questo punto Rublëv decide di riprendere il pennello per testimoniare la speranza del Cristo Risorto e della Trinità presente in noi e fuori di noi, raccogliendo l’eredità spirituale di San Sergio appena morto. Concepire e dipingere un’icona è ancora oggi un’operazione molto delicata perché implica un coinvolgimento teologico e pratico dell’autore che deve meditare sul mistero da raffigurare e su come realizzarlo. Quindi non solo il soggetto mistico ma anche la ricerca dei materiali e la scelta del metodo sono investite dalla consapevolezza del pittore. In particolare all’epoca la trinità era un tema molto rappresentato in Russia e partiva dal racconto nella Genesi dall’apparizione di tre figure angeliche a Abramo, e spesso nel dipinto venivano incluse anche altre figure, come Abramo e Sara o altri due angeli, a servire il banchetto dei tre angeli principali. La composizione e il colore, gli oggetti presenti, erano tutti codificati e trasmessi nel tempo dai maestri iconografi. In seguito i tre angeli vennero occasionalmente rappresentati come Padre, Figlio e Spirito Santo ed è solo con la consacrazione al Concilio succitato di questo particolare dipinto che l’immagine divenne formalmente la rappresentazione perfetta della trinità. Ispirandosi quindi alle prime rappresentazioni legate alla Genesi, il titolo originale del capolavoro di Rublëv è “Filossenia” e cioè “l’amore per lo straniero”, come erano stranieri gli angeli accolti, onorati e nutriti da Abramo e Sara. Il primo tema è quindi l’accoglienza dell’altro, del diverso, dell’estraneo, che è contemplata nelle tre grandi religioni monoteiste ed è ancora oggi molto presente in culture dove la religione ha un ruolo importante. La nostra capacità di riconosce l’altro, di capirlo e di accettarlo è alla base della compassione e dell’amore in tutte le sue forme. Al suo livello più alto è una capacità che prescinde dal giudizio, dal mi piace/non mi piace che è pure fondamentale per la nostra sopravvivenza. E’ una capacità che richiede di superare una ambiguità cognitiva. Da un lato riconosco l’altro come diverso da me e lo accetto per quello che è, senza aspettarmi che si vesta, parli o mangi come me. Dall’altro accetto l’altro perché lo riconosco come uguale a me, umano in cerca di ristoro e d’accoglienza e posso condividere con lui ciò che ho, perché riconosco che già condividiamo ciò che siamo. E l'accoglienza infine è duplice, in quanto lo straniero partecipa con fiducia del nostro desco e riconosce il nostro gesto non come condiscendenza ma come reciprocità. A sua volta chi è accolto accoglierà tramandando la tradizione nei secoli. A mio parere già a questo punto potremmo, attraverso una meditazione guidata portare attenzione al tema dell’accoglienza, dell’accettazione e dell’io/non io. Questo potrebbe avvenire attraverso il movimento dello sguardo, cosa lo attira, cosa evita, e nel movimento della ricerca di una postura che ci metta al cospetto del tema. L’accoglienza per noi non è un concetto astratto ma è vissuto nel corpo, negli occhi, nelle mani e attirare la nostra attenzione su questo può portare a una meditazione profonda. Possiamo continuare per accedere a un altro livello di consapevolezza, per toccare l’aspetto più spirituale di quest’opera. La Trinità cristiana riconosce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ma senza entrare nella simbologia iconografica, o nel catechismo, possiamo vedere nell’immagine il triangolo formato dal Creatore, dal Creato e dallo Spirito che li unisce. Non esistono l’uno senza l’altro, il loro legame è indissolubile ed è spirito d’amore che pervade e riunisce ciò che solo apparentemente è separato. Il creatore e il creato, il principio e il presente, non sono identici ma partecipano della stessa natura e si riconoscono e si accolgono a vicenda. Questo concetto può ricordare l’insegnamento dell’onda e dell’oceano nello Zen, o il segno yin-yang della tradizione taoista. Porta alla nostra attenzione la dualità/unità dell’essere. Vediamo che le tre figure sono sedute a un tavolo quadrato e l’invito è rivolto a noi, che stiamo guardando. L’icona permette che finalmente i nostri occhi si aprano e che ci guidino in questo passo verso la compartecipazione. In alcune riproduzioni di quest’icona vi è effettivamente uno specchio posizionato nello spazio riservato al quarto commensale. E cominciamo a chiederci, chi è altro da chi, chi contempla chi? E da questo lasciarci contemplare, scaturisce poi il desiderio di partecipare alla mensa, di rimetterci in cammino, di ricercare un nuovo incontro. Quando nella messa cristiana i fedeli dicono “non sono degno di partecipare alla tua mensa ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato”, ecco questo quadro è proprio quella parola, questo quadro ci parla direttamente e ci dice che siamo degni anche nel momento in cui ci sentiamo più lontani da questo sentimento. La trinità del Rublëv ci richiama proprio a questo: l’incontro è l’irrinunciabile condizione di crescita e dignità umana, di salvezza dall’ignoranza, di innalzamento spirituale verso una verità che unisce visibile e invisibile, presente ed eterno. L’incontro con noi stessi, con gli altri e con il mistero della vita è un intreccio inestricabile a cui ogni momento di presenza consapevole ci avvicina. La condizione indispensabile per accogliere la Trinità è “lo stare sulla soglia nell’ora più calda del giorno”, come Abramo, e cioè essere aperti e disponibili, in attesa dell’arrivo dell’altro anche nei momenti più difficili. Se siamo chiusi in noi stessi, nel dolore o nella paura, o al contrario se siamo fuori di noi, se siamo sconosciuti a noi stessi, la relazione non avviene perché non c’è fiducia, non c’è consapevolezza, non c’è verità. È sulla soglia, al limite dell’io/non io che possiamo percepire questo spazio interiore che va ben oltre noi stessi ma ci comprende. È possibile quindi meditare su quest’opera a più riprese e su più livelli. Possiamo immaginare di farlo in diverse posizioni o in movimento. Se andassimo a vederla dal vivo a Mosca probabilmente ci muoveremmo nella sala per cogliere i giochi di luce e prospettiva. Ogni aspetto evoca stati mente/corpo diversi e stimola la nostra consapevolezza sul loro passaggio e su chi rimane a osservare e cosa osserva. - Estratto dalla mia tesi "Il movimento come presenza" per il Master "Mindfulness: clinica, pratica e neuroscienze" che ho fatto alla Sapienza.

lunedì, ottobre 29, 2018

Chiedi a zia!

La mia magnifica nipote è partita per fare il quarto anno del liceo in Cina, a Pechino. Sentirla su WeChat mi fa ancora effetto di sbarco sulla luna, superteconologia avanzata! Anche se oramai questa è la norma io ne rimango sempre stupita. L'altro giorno mi ha chiesto come preparare un piatto di spaghetti al sugo per la sua famiglia cinese e quindi ecco i miei consigli. Allora… Prima di tutto gli ingredienti di base, un buon olio, dei buoni pelati fanno già un sugo buono, quindi cerca ingredienti meglio che puoi. 1. Soffritto, classico cipolla-sedano-carota, o solo cipolla, solo aglio, aglio-peperoncino, aglio-cipolla, etc. far friggere a fuoco basso in due cucchiai di olio fino a che “appassiscono” cioè cuociono un po ma senza bruciarsi. 2. Mettere i pelati, o da una buatta, scatoletta, o freschi fatti a pezzettini. Se freschi prima togliere la buccia (buttare i pomodori in acqua bollente per tre minuti e la buccia si spela bene). 3. Fare cuocere il tutto, qui ci sono due teorie, gli amanti del sugo stracotto, tuo nonno a 10 ore, e gli amanti del fresco, io che passo il sugo solo 15 minuti. Vedi tu. 4. Cuocere la pasta al dente e se possibile farla saltare nella pentola del sugo due minuti, perché così prende più il sapore. Aggiungere basilico fresco o origano secco. 5. Sulla base di questo sugo puoi fare anche 1. Con capperi e olive aggiungendole col pomodoro e facendoli cuocere insieme. 2. Amatriciana, facendo friggere il guanciale o pancetta con la cipolla all’inizio. 3. Con verdure, aggiungendo verdurine varie tipo zucchine o porro alle cipolle. 4. Con ricotta, al momento di saltare la pasta si aggiunge la ricotta alla padella e si amalgama bene. Ma poi ai cinesi, gli piace la pasta al dente? Nella foto risoluzione di un problema con l'oblò della lavatrice.

mercoledì, aprile 06, 2016

Gambe, non radici

Da poco sto cominciando a rassegnarmi alla mia vita sedentaria romana. Continuo a immaginare il movimento ma nella realtà sono stabile come non mai. I ricordi della mia vita in Benin, con viaggi e spostamenti e imprevisti e impegni continui cominciano a diventare sfumati e rosati. So che non tutto era bello ma sicuramente era tutto interessante e una bella sfida! Il tran tran romano mi anestetizza e mi affido a varie associazioni e impegni per riempire il vuoto lasciato dal lavoro. Per fortuna ci sono tante cose interessanti che vengono fatte e le seguo volentieri ma al momento senza grande passione. Penso con anticipazione al momento in cui un aereo si alza in volo, un'auto comincia un lungo viaggio, un treno lascia la stazione. Questo mio spirito viaggiatore non so da cosa o chi derivi. Penso a mio padre che viaggiava una volta all'anno verso l'oriente, riportando valigie piene di profumi e colori. O semplicemente che non sento radici ma gambe che vogliono muoversi e la stasi mi sembra morte. Alcuni viaggiano, alcuni stanno e poter seguire la propria indole è un grande privilegio. Nella foto il grande banyan del giardino botanico di Palermo.

giovedì, marzo 17, 2016

Crescere

Stanotte ho sognato che perdevo i denti. Non uno o due ma tutti in blocco, come fosse una dentiera. All'inizio mi disperavo, mi tastavo le gengive nude e continuavo a cercare di rimetterli dentro ma senza successo. Poi alla fine me li mettevo in tasca e mi dicevo, ciccia, vado in Romania! Vedi che le pubblicità su Facebook servono... Forse la cosa è stata ispirata dal fatto che nel pomeriggio in un negozio avevo assistito a una scena triste di un anziano, per altro non vecchissimo, che straparlava al commesso, fermo ma gentilissimo, che poi ci ha detto che lo vede tutti i giorni, più volte al giorno e sempre con la stessa domanda. Nel resto del sogno avevo a che fare con viaggi e spostamenti in bus e a piedi, come al solito, e anche con una bella nidiata di gattini, non usuale ma sempre piacevole. Dicono che perdere i denti è un segno di crescita. La mia preghiera di oggi è: Dio fammi crescere e non solo invecchiare!! Nella foto dettaglio di dipinto di vecchia del Giorgione.

domenica, marzo 13, 2016

Co-housing

Oggi ho avuto un altro incontro con una persona interessata al co-housing. Sempre più mi sembra di capire che il co-housing ha più chances di funzionare se le persone sono unite non solo dal desiderio di vivere in comunità ma da una passione comune. Vedi per esempio le esperienze rurali, di ritorno alla natura che riuniscono spiriti simili su un periodo lungo e in generale funzionano. Anche lì vedo che mediatori e facilitatori diventano la norma per regolare i rapporti tra i partecipanti ma mi sembra che ci siano delle motivazioni forti nelle persone e che quindi fanno di tutto per farlo funzionare. Invece il co-housing cittadino tanto per non stare soli mi sa che va a finire come un condominio dove tutti vogliono i diritti e non i doveri. La mia idea del co-housing si va definendo e oltre a biblioteca, cinema e lavanderia ora vedo in comune anche una piscina e soprattutto una piccola spa, con saune e jacuzzi. Nella foto suggerimenti al co-housing in spagnolo

giovedì, marzo 03, 2016

La natura aborrisce il vuoto

Stanotte ho fatto un sogno, di cui ho dimenticato tutto, ma che al risveglio mi ha lasciato con dei bei ricordi. Ogni volta che si perde una parte importante della propria vita, una persona cara, in qualche modo la vita restituisce e ti insegna qualcosa. Anche se prima non si può proprio sospettare cosa. Quando è morta mia sorella a 20 anni io piano piano ho imparato a ballare. Lei era ballerina provetta, classica e moderna, e io una frana totalmente scoordinata ma con gli anni, e con l'Africa, mi sono allenata un bel po' e sono addirittura arrivata a ricevere complimenti per come ballo. Pochi anni fa che è mancato mio padre ho comprato con l'eredità una piccola casa a Collalbo. Avevo scoperto questo villaggio montano grazie a una cara amica bolzanina, e parlandone per caso in delle conversazioni con mio padre lui se ne uscì che ci andava da piccolo. All'epoca, negli anni 20 del '900, si saliva con una cremagliera e i bagagli venivano a parte col carro di buoi. C'era solo un bell'albergo, che c'è ancora, dove era stato ospite anche Freud, con cui suo nonno aveva condiviso gli studi alla Salpetrière con Charcot. Dopo la sua morte ho trovato un'occasione per un piccolo appartamento alla cifra giusta e ora dalla terrazza guardo le stesse montagne che vedeva lui cento anni fa. E così via riflettendo ho ripensato al perso e al guadagnato e a come Dante aveva ragione sul contrappasso, ché spesso tra ciò che si perde e ciò che si ritrova esistono strani collegamenti e sincronie. Nello foto la scrivania a cui mi siedo tutte le mattine

giovedì, novembre 26, 2015

Il principio del piacere

Nella teoria psicanalitica classica, il piacere smodato dell'età infantile, il tutto e subito, viene nello sviluppo sostituito dal principio di realtà, che si adatta alle circostanze per ottenere ciò che può e quando può. Mai definizione fu più triste. Il concetto della realtà, di un piacere adattato alle circostanze, è chiaro e vero ma la sua definizione lo svilisce e lo rende grigio e poco invitante di fronte al tutto e subito solare e senza limiti dell'infanzia. E' come rinchiudersi nella caverna dopo essere nati al sole. Questo per chiedersi se è possibile provare quel piacere senza ieri e senza domani anche dopo che tanti ieri e tanti domani sono passati. Prima di tutto ringrazio Freud ma mi rivologo oggi ad altre ispirazioni. Negli anni non ho mai smesso di essere affascinata dalla psicologia, dalle teorie che venivano, spesso dall'America, a contraddirsi o a svilupparsi l'un l'altra. E poi dalla filosofia e da varie religioni, perchè alla fine sono questi i terreni dove si riflette su come vivere bene. Vivere bene io qui e ora, vivere bene io e le persone che amo il più a lungo possibile, vivere bene nella comunità, vivere con onore e dignità, vivere lasciando un segno, vivere non lasciando tracce nel mondo, vivere cari agli dei, vivere come un albero, vivere leggeri come una piuma. Vivere bene con il piacere di esserci. Essere capace di percepire e assaporare questo piacere. Come quasi tutto nella vita richiede attenzione e pratica e quindi il mio proposito, che si può anticipare per l'anno nuovo, è essere più attenta e praticare assiduamente più eros e meno thanatos. Ieri ho cominciato bene andando allo psico-teatro di Cristobal Jodorowsky. Nella foto una palma da datteri perchè chi pianta datteri non mangia datteri.

lunedì, novembre 02, 2015

2 Novembre

Non sono riuscita a ottenere una stanza per me e sto lavorando in un grande open space con una scrivania in fondo alla sala affiancata da altri impiegati come me. Il tipo di lavoro è vago ma siamo all'aperto, in una atmosfera estiva. Cerco di rubare l'ombrellone alla mia vicina di scrivania che si è alzata, ma un altro vicino mi blocca. La scrivania è completamente vuota, niente carta o penne o computer: l'atmosfera abbastanza fannullona. I bagni come al solito allagati e con acqua che cola dapperttutto, una costante dei miei sogni. Mi alzo e vagando nella sala vedo una specie di bancone tipo bar e mi siedo sullo sgabello, vicino a me la mia capa del Benin mi dice che il bar è chiuso perchè stanno facendo una seduta spiritica. Io le rispondo "stanno disturbando i morti" e in quell'istante arriva al bar mio padre, come era a 50 anni, ancora grande e forte, e senza esitare un istante mi butto ad abbracciarlo felice di vederlo e di sentirlo e piango nella sua spalla come quando ero piccola. Sento benissimo la sensazione fisica dell'abbraccio e di lui che mi abbraccia ed è perfetto e piango di felicità per averlo lì e di tristezza perchè non c'è più. Mi sveglio nel mio letto con i miei due gatti vicino e ancora le lacrime agli occhi. Buon giorno dei morti.

mercoledì, ottobre 28, 2015

Reminder: cose da fare in caso di depressione

Certo dipende dal grado di depressione in cui mi trovo; in alcuni momenti l'unica possibilità è ritirarmi sotto le coperte... ma se invece non sono proprio sprofondata ho trovato beneficio nei seguenti punti: 1. la natura, quindi passeggiare, contemplare o anche solo guardare in foto o filmato; 2. l'attività fisica associata alla musica. Di qualsiasi tipo dal camminare al ballare al fare le faccende domestiche, che poi dà tanta soddisfazione avere anche la casa pulita; 3. la musica a ripetizione, a cominciare da musica leggermente depressa per progredire su toni più elegiaci e poi epici e finire con una bella canzone cantata ad alta voce; 4. vedere persone. Le attività precedenti si riferivano a cose solitarie ma il vedere persone, sopratutto che non siano troppo al corrente del mio umore o che non ci facciano troppo caso, mi aiuta a spostare i pensieri su altre cose; 5. lavorare, cosa non facile per una disoccupata ma non impossibile se si includono anche le idee e preparativi per eventuali lavori; 6. profumi e cibi, accendere incenso, comprare al mercato all'aperto, preparare piatti speziati, scegliere un tè profumato; 7. un bagno caldo. Se invece sono sotto le coperte ci sono ancora alcune cose che posso fare : 1. ritornare al corpo, ovviamente non in caso di malattia ma se sto fisicamente bene ricordarmi che stare bene è la cosa più importante e che le vaghezze delle mente sono come nuvole nel cielo del Giappone*; 2. ricordare le cose belle passate tipo i viaggi e le mille cose fatte; 3. fantasticare su cose belle anche se completamente immaginarie; 4. pensare alle cose belle future e a tutte le cose che rimangono da fare realmente, tipo pulire bagno e cucina, fare lavatrici, pulire le piante, e da li via in salita, per aspera ad astra! * detto zen, nella foto il Tempio d'oro a Kyoto

sabato, ottobre 24, 2015

Camper per single

Questa ansia delle case costruttrici di camper di fare entrare minimo 4 persone anche in piccoli veicoli comincia proprio a essere fuori dal mondo. Ma quando verrà in mente a qualcuno di loro di farsi furbo e proporre camper per single? Oramai siamo una categoria numerosa e a volte anche sufficentemente ricca. Certo gli amanti di camper non saranno milioni tra in single ma ce ne sono e purtroppo non trovano veicoli adatti. Io per esempio vorrei un piccolo bus come nella foto ma ovviamente vorrei mettere un arredamento più decente e spazio per qualche libro. Quindi care officine di camper vi lancio qualche idea: camper basici con letto 100x200, WC e possibilmente doccia, cucina minima e trasportabile all'esterno, spazi per libri e possibilità di usare lampade decenti al posto di quegli orrendi faretti. Le lampade, come altri oggetti decorativi dovrebbero avere la possibilità di finire in contenitori sicuri durante il viaggio, in modo da non essere sballottate nell'abitacolo. Un'altra cosa carina sarebbe la possibilità di svuotare completamente il camper e cambiare arredamento e disposizione. Io ci vedo bene un tappeto, lana d'inverno e cocco d'estate, qualche mobile e oggetti non di plastica, un caro gatto o cane a fare compagnia. Insomma, ben pensato potrebbe veramente diventare una casetta mobile per avventurarsi in comodità e confort anche in età avanzata. Io tengo d'occhio la Helix che fa camper personalizzati e spero che un giorno mi organizzo abbastanza da arrivarci con un mio progettino...

Expo Milano 2015

Reduce dalla seconda esperienza come volontaria Expo constato che oramai la fiera universale si è trasformata in un gigantesco esperimento antropo-sociologico. Spero che i professori universitari abbiano spedito i loro studenti a osservare e analizzare il fenomeno perchè è notevole. Al contrario del periodo di giugno, distintosi dal caldo asfissiante e da scolaresche scalmanate, questo periodo di ottobre è stato molto più interessante. La ressa si è generalizzata e grazie a temperature più basse tutti i visitatori erano più pimpanti. A correre non erano solo le scolaresche ma oramai anche le famiglie e gli anziani cominciavano lo sprint appena passato il tornello e continuavano a passo di granatieri fino a scontrarsi con le prime file. La cosa interessante è stata che nonostante i record di entrata, fino a 270mila persone al giorno, e agli spaventosi affollamenti sia nelle strade principali che nelle file oramai chilometriche, non si sia verificato neanche un atto di aperta aggressione tra i visitatori. Parecchi erano abbacchiati dal non poter entrare nei padiglioni più gettonati e alcuni digrignavano i denti pesantemente di fronte alle resse, ma non ci sono state colluttazioni o risse notevoli. Secondo me questa cosa è veramente notevole e il fatto che ressa, caldo, freddo, fatica e frustrazione non degenerino in agressione è un punto a favore della civiltà. Civiltà che forse è solo rassegnazione, o forse dovuta al fatto che comunque i visitatori Expo sono comunque già di provenienza piuttosto civilizzata, oppure legata all'abbondanza di cibo che sicuramente rincuora... chissà, sarebbe interessante leggere delle analisi non solo basate su opinioni ma su ricerche.

lunedì, agosto 17, 2015

Misteri di Facebook

E' interessante vedere come i vari post di FB trovano o meno conferme e da chi. Per esempio una posta una frase "intelligente" e esce un like da persona che non vedo da molti anni. Poi una posta questa fotina di un Ikea hack, cassettiera Malm decorata con fiori, e subito ne escono una decina di like e commenti sia da amici vicini che da lontani e che non vedo da molti anni. E anche io devo dire metto like e commenti in modo del tutto irrazionale, premiando gatti e cavolate da una parte e dall'altra ignorando completamente cose che pure mi interessano ma mi dico non è che uno può mettere like proprio tutti i giorni no? Il positivo è che veramente si possono seguire tutti gli amici e conoscenti in giro per il mondo ma assolutamente non si può considerare il feed di FB in nessun modo come una vera conversazione, nè prendersela con gli altri per il fatto di essere ignorati. E' proprio solo una finestrina su una parte di mondo, e probabilmente dovrei starci molto meno.

giovedì, agosto 13, 2015

Vanità vanità

Grazie a un orrido ascesso alla mascella, in seguito a estrazione del dente del giudizio, sono rimasta chiusa in casa per una settimana. A parte i primi giorni di dolore e infiammazione poi ho esitato parecchio a uscire perché ero orrenda e con la faccia deforme. E insomma nella pizza dello sconforto e della noia mi ha fatto quasi tenerezza questa mia vanità nel non volermi far vedere più brutta del necessario. Comunque non c'è nulla come un evidente malattia per attaccare bottone dal giornalaio o al super. Anche dopo l'incidente di gennaio l'avevo notato, sia in carrozzella che col bastone si trova in generale più comprensione che fastidio. L'umanità resiste. Nella foto il tatuaggio all'henné fatto per coprire la cicatrice sul polso.

mercoledì, agosto 12, 2015

Senza quartiere

A volte penso di abitare nel quartiere sbagliato di Roma. L'altro giorno sono andata in un cinema pariolino con dei cari cugini un pò fasci e persino loro si guardavano intorno un pò stralunati, che facce! Vedo cose interessanti che si fanno in quartieri lontanissimi... ora ho scoperto l'Appio Latino grazie a una serie di amici di amici, e poi l'Appia e la Casilina, la Portuense, praticamente altri mondi. E infatti spostarsi a Roma da un quartiere all'altro è come cambiare città, se non altro per il tempo impiegato, il traffico e il casino. A chi sta a Roma nord tutta la parte sud sembra offrire un'altra vita. Sarà che l'Appia arriva a posti di mare bellissimi e ha subito un'atmosfera vacanziera. Mi chiedo se potrei vivere meglio in quei quartieri o se è solo che l'erba del vicino è sempre più verde. Comunque nelle mie ricerche sui siti immobiliari, uno dei miei passatempi preferiti, vedo delle belle piccole proprietà sulla costa verso il sud che fanno veramente venire voglia di trasferirmi per sempre!!

Cose da fare la notte

Sarà la vecchiaia o un periodo ma la notte dormo poco e quindi mi ritrovo a dover passare del tempo che prima mi era sconosciuto. Subito penso a Leonardo che aveva dei ritmi sonno veglia di 3-4 ore e quindi lavorava di giorno o di notte senza fare differenza. Ponendomi questo alto obiettivo comincio dal basso e finora mi sono dedicata alle seguenti attività: mangiare, quindi camomilla o gelatino; il sudoku, per quando in realtà voglio riaddormentarmi in tempi brevi; guardare video su youtube, che devo dire si rivela una miniera di vecchi video e cose originali per cui ci possono passare veramente ore andando dalle serie tv ai concerti ai discorsi, al karaoke, etc. Mi sto chiedendo se cominciare a fare attività informatiche di tipo relazionale, tipo chat o commentare su facebook e passare la notte a comunicare con sconosciuti su argomenti vari. Mi chiedo se è meglio farlo con la mia identità o creare un avatar all'uopo, che mi permetta eventualmente di sganciarmi senza ripercussioni. Finora nulla mi ha tentato ma in effetti ci sono molte cose interessanti e potrei trovare o altri nottambuli locali o stranieri su altri fusi orari. Al momento la maggior parte delle mie attività sono comunque a letto o casalinghe, ma mi piacerebbe arrivare a un punto in cui potrei uscire di casa. Mettermi una tuta e andare a passeggiare in quelle ore in cui veramente non c'è quasi nessuno. Mi chiedo se devo portarmi dello spray al peperoncino e ripenso con nostalgia ai tempi in cui ventenne giravo la notte con le amiche fino a tardi senza pensarci. E dire che erano gli anni di piombo e quindi non proprio tutto tranquillo... Nella foto gatti yakuza

domenica, marzo 22, 2015

Nostalgia

In questi due anni a Roma l'unico pensiero durevole, in mezzo a molti altri che andavano e venivano, è stato quello di andarmene. Preferibilmente in camper, sicuramente a contatto con la natura, allontanarmi dalle luci della città e godere del verde e dei tempi e suoni naturali. In collina e non troppo lontano dal mare sarebbe l'ideale, ovviamente in un clima caldo. Mi manca la terra sotto i piedi, gli insetti in casa, gli animalini in giardino e la luce di un vasto cielo. Ne ho le tasche piene di cemento, di cielo attraverso i palazzi, di rumori e odori cittadini. E anche della pressione della multitudine urbana, senza volto e senza contatto. Immagino che se avessi un feeling con la città riuscirei a trovarmi una nicchia e adattarmi ma nonostante l'ovvia bellezza non riesco ad affezionarmi. Mentre rimango a mollo in questa situazione sospesa comincio a pensare a un possibile progetto in altri lidi. Seguo il movimento degli ecovillaggi, le iniziative di cohousing, i mille gruppi fb del ritorno alla campagna per capire meglio cosa voglio e come arrivarci. Consulto mappe e siti immobiliari alla ricerca della mia piccola Shangri-La. E' un viaggio nella mia testa e nelle mie emozioni che spero poi si trasformerà in una bellissima avventura. Nella foto il cielo sopra Cotonou.

venerdì, marzo 20, 2015

Un anno dopo

Un anno fa scrivevo di un articolo che dovevo fare per l'inserto donna dell'Osservatore Romano. Ecco qua il link Era molto lungo e lo hanno tagliato ma rende molto bene il senso del lavoro che si sta facendo giù. Nello stesso post parlavo del Festival della Creatività che in effetti anche quest'anno si fa a fine maggio ad Ariccia. Tutti questi link perché ho appena scoperto che si possono inserire automaticamente!! E quindi ne approfitto e ci metto anche il link della webcam di Collalbo con la mia adorata casetta in primo piano dietro la chiesetta di Kematen. E direi che per oggi può bastare. Sto riflettendo sul fatto di cambiare il titolo del blog per adattarlo alla mia situazione corrente, che non è per niente Benin!