venerdì, marzo 14, 2003

Cari amici, visto che io non faccio nulla di avvenutoroso vi mando le avventure della mia amica Gabriella in Congo. Non vi viene voglia di andare subito lì? Non vogliamo organizzare un bel charter e trasferirici tutti? Ah, l'Africa....
lasciamo raccontare Gabriella............
Sono stata a Bunia una decina di giorni, giusto giusto poco prima che scoppiasse l'ennesimo casino! e sicuramente e' stata finora l'esperienza piu' bella che ho vissuto dal mio arrivo in congo.
Ma cominciamo dall'inizio...
La partenza da Goma a Bunia e' per la mattina presto, piove... l'aereoplanino romba sulla pista... torna indietro all'hangar! Problemi tecnici e serve un pezzo di ricambio che arrivera' solo in serata; quindi, ciccia per oggi, domani mattina se ne riparla!
Cosi si torna in albergo, scelto dopo vari tentativi come sapete, ma molto carino con la stanzetta a mo' di casina con anche il giardino davanti! Addirittura la tv che mi permette di farmi quattro sghignazzate con un film la sera e vedermi soprattutto un telegiornale che non vedo ormai da settimane! A kinshasa a volte si riesce a vedere il tg della rai via internet, si blocca spesso l'immagine o l'audio ma almeno riesco ad avere qualche notizia dal bel paese... ma a proposito, la domanda sorge spontanea, chi ha vinto sanremo?!
Torniamo a noi... passo la giornata all'internet cafe' per cercare di sbrigare almeno un po' di posta di lavoro e smanetto in camera visto che continua a piovere.
La sera si mangia in una gigantesca e molto bella payotte gestita da un italiano e riesco a divorare una pizza quasi vera e bere addirittura un fernet (era il minimo che ci volesse per digerirla!).
Finalmente l'indomani io, Fosca e il boss Claudio si riesce ad arrivare nella ridente bunia. Che tristezza... un aereoporto fantasma dove gli impiegati sono seduti in stanze enormi diroccate e senza nulla dentro, cercando di scroccarti tutto quello che possono. E tu li, con le tue cartacce piene di timbri per i lasciapassare (teoricamente siamo sempre in congo, ma le zone geografiche sono comunque gestite da governanti differenti che vanno, piu' o meno e a tempi alterni, daccordo tra loro) e ogni scusa e' buona per inventarsi una nuova regola appena nata dove il tuo timbro non vale piu' e chiaramente "te ghe de paga'"!
Dopo piu' di un'ora e cinque cristiani che ci hanno spillato tanti bei dollaroni, finalmente riusciamo ad uscire.
Bunia e' una cittadina che una decina d'anni fa doveva essere stata anche carina, mentre ora e' un accampamento di militari di ogni genere e tipo e nell'aereporto stesso c'e' un campo con tanto di carri armati e torrette di controllo.
Non c'e' che il ricordo di un asfalto fatto tanto tempo fa ma ora ricoperto di buche e di terra. Valerio, il logista, ci accoglie all'aereoporto mentre in ufficio ci attende Silvia, la capoprogetto. Sono entrambi giovani ma grintosi, Silvia ha solo 27 anni ed e' uno scatolino, Valerio e' grande e grosso e si e' fatto da poco musulmano.
Chiaramente, nonostante i suoi 34 anni, ha gia due mogli e 4 figli, tutti fuori dal congo.
L'ufficio e' accogliente e pieno di personale locale. Ci fanno tutti una grande festa e in particolare i due contabili che mi aspettavano sono un po' intimiditi. Sembrano cip e ciop, o forse i due carabinieri, uno scrive e l'altro legge ma nei giorni successivi mi rendo conto che sono validi e si compensano bene uno con l'altro effettivamente!
Si comincia subito a lavorare ma il bel fresco di goma e' solo un ricordo anche se non fa caldo come a kinshasa. La giornata vola e finalmente si va a casa. Davvero grande e bella, ben organizzata soprattutto per le emergenze con grandi scorte di viveri, cisterne d'acqua e carburante. L'unico neo e' che il solo mezzo di comunicazione con l'esterno e' il satellitare e per le zone limitrofe le radio che ognuno ha con se'. "Papa India" seguita da un numero progressivo e' la sigla usata per riconoscersi. Ho sempre adorato "giocare" con le radio anche se non ho mai imparato davvero ad usarle sul serio, dovro' trovare qualcuno che faccia un fioretto e me l'insegni; cosi come guidare l'auto con il 4x4...
Gia dal primo giorno l'aria che tira tra i colleghi, cioe' tra Silvia e Valerio contro Fosca, si taglia con il coltello. Fosca infatti ha fatto finora la pseudo coordinatrice ma non e' stata particolarmente amata da nessuno, ne' colleghi ne' personale locale. Lei se n'e' resa finalmente conto dopo mesi perche' silvia gliel'ha sbattuto in faccia qualche tempo fa e Fosca tutt'ora si sta leccando le ferite. Infatti dopo il primo giorno, inizia a stare male e si mette a letto con vomito e mal di testa per il resto dei due giorni che doveva rimanere. Fosca mi aveva raccontato a Kinshasa la sua versione dell'esperienza che aveva fatto come coordinatrice ma come sempre bisogna sentire le due campane e chiaramente non collimano mai e dopo la sua partenza silvia e valerio si sfogano con me!
Claudio e anche la sottoscritta pompano come dei matti da mane a sera, anzi notte! I poveri valerio e silvia sono cotti e noi pure. Finalmente fosca e claudio se ne vanno mentre io rimango a fare l'ospite ben oltre i mitici tre giorni, sperando di non puzzare come i pesci!
Devo dire che sono stata proprio bene con tutti loro, sia i due baldi giovani che il personale locale lavorando duro ma sempre in un ottimo clima. E la settimana vola via purtroppo.
Il venerdi Silvia mi propone di andare con loro a fare un'inchiesta nutrizionale sui bambini in un villaggio non molto lontano.Il progetto che segue lei infatti e' per l'emergenza nutrizionale dell'infanzia e sta facendo queste inchieste per avere dati da fornire al finanziatore per decidere dove aprire i nuovi centri. Accetto con entusiasmo, queste sono le uniche rare occasioni che si propongono a noi amministratori per togliere il sedere dalla sedia dell'ufficio e vedere cosa succede fuori sul terreno, traducendo i numeri in azioni. Mi sento quasi un po' in colpa perche' so' che devo fare un sacco di lavoro e il tempo che rimane non e' molto ma la voglia di capire qualcosa in piu' del progetto e' una tentazione troppo forte. Mai rimandare a domani ecc. ecc. Cosi per tagliare la testa al toro propongo a silvia di fare in auto una parte del corso di amministrazione, quella solo di chiacchiere diciamo, indispensabile ma che non necessita di supporto se non la lingua (mia!) e le orecchie (sue!). Silvia accetta entusiasta cosi da poter anche lei condividere con qualcuno di nuovo il frutto del suo lavoro.
La mattina levataccia all'alba ma quando siamo pronti per muovere il convoglio di tre auto piene di personale, via radio ci comunicano che la strada non e' sicura, ci sono stati degli scontri ed e' meglio aspettare.
Silvia e' sulle spine. L'appuntamento al villaggo era per le otto e ci vogliono quasi due ore per arrivarci, tra strada disastrata e continui posti di blocco. Dopo interminabili attese via radio finalmente arriva l'ok dopo un paio d'ore e si parte. La fortuna stavolta e' con noi e non ci fermano a nessun posto di blocco. Le auto sono cariche dentro, e fuori nel cassone sono sedute almeno altre 6 persone che mangiano la polvere della strada.
Finalmente arriviamo al villaggio dove c'e' una missione di padri bianchi che hanno costruito un centro di sanita' nello stile tipico missionario, a mattoncini rossi. La delusione di silvia e' evidente, ad attenderci solo una ventina di mamme con bimbi di varie eta', e lei mi spiega che generalmente arrivano invece a centinaia ma forse il ritardo e' stato tale che la gente si e' stufata e se n'e' andata... ma no! arrivano invece! si vede che la voce del nostro arrivo e' gia giunta nei dintorni e lentamente ma in maniera continua arrivano donne e uomini di tutte le eta' con i loro figli o nipoti attaccati chi al collo, chi alla schiena, chi gia cammina.
A silvia si illuminano gli occhi e si inizia a preparare tutta l'attrezzatura. Il nostro personale si cambia mettendosi i camici e le magliette di coopi e allestiscono sotto gli alberi di mango le pese per i bimbi (dei dinamometri con un'imbracatura per infilare il bambino) e nelle verande del centro di sanita' i metri per misurare l'altezza. Il "rito" dura parecchio perche' bisogna preparare le schede da riempire, i misuratori della circonferenza delle braccia dei bimbi e mettere le pese all'altezza degli occhi dei nutrizionisti che pesano i bimbi, ma non troppo basse che altrimenti i piu' grandi toccano per terra con i piedi.
La gente accampata nel cortile della missione aumenta a vista d'occhio, direi che sono gia piu' di 200. Il coordinatore dei nutrizionisti, che ha la ciacera facile e le fisique du role, fa un bel discorso in lingua swahili (qui non si parla il lingala come a kinshasa) che soprattutto le donne seguono con evidente interesse.
Iniziano le "danze" e, come potete vedere dalle foto che vi ho allegato, il percorso obbligatorio inizia con il riempimento di una scheda per ogni bimbo partendo dall'eta' (chi la sa'!), viene poi pesato, presa la circonferenza del braccio; passa poi al secondo padiglione dove misurano l'altezza tenendolo fermo in verticale o in orizzontale a seconda chiaramente dell'eta', visitato per vedere se ha evidenti segni di denutrizione (capelli chiari o quasi bianchi, macchie o croste sul corpo, piedi gonfi), dopodiche' silvia o chi per lei, verifica e incrocia i dati e decide se e' un caso da ricoverare nei centri, fare una distribuzione di cibo ad hoc presso la casa oppure nulla.
Rimaniamo li per alcune ore, tra le grida o le risate dei bimbi e il ciacolare degli adulti, tra i colori e gli odori di questa gente che continua ad arrivare.
Alle due siamo a pezzi e con lo stomaco che urla vendetta. I preti ci offrono un po' di cibo congolese e mentre il personale locale continuera' ancora per un'oretta prima di cominciare a smontare tutto l'ambaradan, noi "musungo" (bianchi) rientriamo a bunia con il primo carico di adulti e bambini da ricoverare.

Alla prossima, bacioni!
Voice of africa

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