giovedì, marzo 03, 2016

La natura aborrisce il vuoto

Stanotte ho fatto un sogno, di cui ho dimenticato tutto, ma che al risveglio mi ha lasciato con dei bei ricordi. Ogni volta che si perde una parte importante della propria vita, una persona cara, in qualche modo la vita restituisce e ti insegna qualcosa. Anche se prima non si può proprio sospettare cosa. Quando è morta mia sorella a 20 anni io piano piano ho imparato a ballare. Lei era ballerina provetta, classica e moderna, e io una frana totalmente scoordinata ma con gli anni, e con l'Africa, mi sono allenata un bel po' e sono addirittura arrivata a ricevere complimenti per come ballo. Pochi anni fa che è mancato mio padre ho comprato con l'eredità una piccola casa a Collalbo. Avevo scoperto questo villaggio montano grazie a una cara amica bolzanina, e parlandone per caso in delle conversazioni con mio padre lui se ne uscì che ci andava da piccolo. All'epoca, negli anni 20 del '900, si saliva con una cremagliera e i bagagli venivano a parte col carro di buoi. C'era solo un bell'albergo, che c'è ancora, dove era stato ospite anche Freud, con cui suo nonno aveva condiviso gli studi alla Salpetrière con Charcot. Dopo la sua morte ho trovato un'occasione per un piccolo appartamento alla cifra giusta e ora dalla terrazza guardo le stesse montagne che vedeva lui cento anni fa. E così via riflettendo ho ripensato al perso e al guadagnato e a come Dante aveva ragione sul contrappasso, ché spesso tra ciò che si perde e ciò che si ritrova esistono strani collegamenti e sincronie. Nello foto la scrivania a cui mi siedo tutte le mattine

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