mercoledì, febbraio 01, 2006


Come in ogni paese sottosviluppato che si rispetti anche in Benin si vive e si commercia in strada. Tra i vari commercianti ambulanti abbiamo: quelli di dvd pirata, con cui sono gi? ammanicata; quelli di multiprese di fabbricazione cinese (e piccoli attrezzi), visto che qui l?elettricit? ? poca, le prese scarseggiano e invece radio, lampadine, ventilatori, etc. abbondano. Ovviamente non si parla di sovraccarico? Quelli che vendono stracci da cucina, in genere donne; quelli che vendono la striglia per la doccia, una specie di retino, di due tipi di morbidezza, che si usa quando ci si lava per tirare via tutte le polveri et al. accumulate durante il giorno; quelli che vendono carte di ricarica telefonica. Poi tra gli stanziali troviamo tutti quelli che vendono verdure o cibo preparato, quasi tutte donne o ragazzi, tra cui i venditori di pop corn, dolce e salato; le venditrici di bigne? alla banana; le venditrici di ignam fritto, una specie di patata?; i venditori di spiedini, strategicamente piazzati di fronte ai bar dove la sera si raduna una numerosa, e affamata, clientela. A tutti si aggiungono i poveri mendicanti ai semafori, alcune con le solite malattie orrende da vedere, altri semplicemente storpi o amputati. Tutti pietosissimi. Il minimo che gli si d? sono 25 franchi, il costo dell?acqua. Per altri 10 franchi possono comprarsi i bigne?. Se uno vuole essere generoso e gli da 50 o 100 franchi possono rimediare un pasto. Un euro equivale a 660 franchi.
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