martedì, luglio 02, 2002

Ho passato altre tre giorni persa dietro al pulmino e quindi se anche voi ne avete abbastanza di sto pulmino non continuate a leggere! Il primo giorno siamo stati in ambasciata dalle 9 alle 13 per avere una lettera, richiesta dalla motorizzazione, che certificasse il mio appartenere alla cooperazione italiana. Siamo stati io Jessica e Paolo seduti nell’ingresso della cooperazione per tutto questo tempo seguendo l’andare e venire di varia umanità con incluso un episodio di incazzamento di una funzionaria che licenziava lì per lì un’autista chiamato per aiutarci ma che si rifiutava di venire con noi in motorizzazione. Così ci siamo sentiti pure in colpa!! A inizio mattinata eravamo tutti gasati per la prospettiva di prendere sta lettera e andare in motorizzazione a prendere la targa e tornare vincitori e targati in serata. Verso le 13 eravamo abbattutissimi e cotti. Siccome l’ufficio chiude alle 14 la prima giornata si è chiusa con la lettera. Il secondo giorno siamo stati alla motorizzazione dalle 9 alle 13,30 e siamo riusciti ad avere il numero di targa, ma non la targa. Non era vero che ve l’avevano già dato prima, era un altro numero. Oggi torniamo fiduciosi per la targa e un rozzissimo funzionario comincia a chiederci una serie di documenti assolutamente non necessari giusto per crearci problemi e fare il gradasso con le “donne bianche”, sue testuali parole. Ripartiamo all’ambasciata dove ci dicono di preparare i documenti richiesti e loro ci aggiungono una serie di raccomandazioni per il capo della motorizzazione che dovrebbero consentirci di ritirare finalmente l’agognata targa. La prospettiva è quella di ripartire domani alla motorizzazione e passarci probabilmente altre 4 ore. Noi donne bianche non vaghiamo per gli uffici ma attendiamo nel cortile dove c’è una lunghissima panchina dove se siamo fortunate troviamo posto. Nessuno si azzarda a offrire un posto. Lontani gli ossequi dell’Asia o anche dell’Africa sub-sahariana, qui siamo considerate poco di buono in quanto bianche, non accompagnate e sopratutto non vestite a modo, cioè non velate. Questo ufficio consiste di questo cortiletto, con una sua grazia per dei begli alberi che lo ombreggiano, e una fila di sportelli e uffici a cui premono multitudini maschili intabbarrate dalle galabya di vari colori ma preferibilmente grigiastre e azzurrine. Da un pò l’idea di un reparto psichiatrico con i degenti in pigiama! Si credono tutti proprietari di un’auto.
Un poco meglio sono andati i pomeriggi dove, non paga delle mattinate estenuanti, mi dedicavo a riunioni di progetti, sia per questo in corso che per possibili nuovi. I nuovi sono uno per produrre materiale didattico originale per bambini 0-6 anni e l’altro per integrare un progetto di sviluppo infantile già in corso da tempo. Visto che la cooperazione italiana in Egitto è ricca mi pare giusto che ne approfittiamo anche noi.
A fine giornata oggi l’autista, venuto apposta da Sohag per prendere l’auto, era talmente demoralizzato che mi ha chiesto se poteva tornare giù e poi venire a prendere l’auto quando c’era già la targa. Non ne può più del casino, della città tentacolare e sconosciuta, delle abitudini metropolitane che lo perplimono. Jo Condor!! Mica me la zuco da sola sta trafila della targa. Gli ho detto che deve restare fino all’ultimo, sua mamma può aspettare.

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